mercoledì 22 ottobre 2025

Il sonno dei tradizionalisti genera profanazioni



Nel torpore generale del tradizionalismo letargico, ci voleva un esoterista per suonare la sveglia ed analizzare il senso più oscuro di ciò che è avvenuto il 10 ottobre scorso quando un "ignoto uno" è salito sull'altare di San Pietro per urinarvi sopra. 
Vi segnalo infatti un video pubblicato sul canale LIFE NEW del noto ricercatore di esoterismo e simbologia Giorgio Di Salvo (dal min. 39:29) che analizza in modo molto chiaro tutta la gravità di questo gesto, definendolo una delle più gravi profanazioni avvenute in tutta la storia della Chiesa, ed etichettandolo come atto satanico deliberato e probabilmente pilotato da fazioni al suo interno. Un gesto voluto, un'operazione LIHOP (Let It Happen On Purpose), "lasciata accadere apposta", dato che la sicurezza all'interno della Basilica è inspiegabilmente intervenuta con vari minuti di ritardo nonostante il tizio fosse ben visibile e con le pudenda all'aria nell'atto di compiere un gesto che in tempi passati sarebbe stato difficile anche solo immaginare possibile.

Per altro, a dieci giorni dall'accaduto non si sa ancora nulla dell'identità del profanatore, anche se su qualche sito web si è parlato di un rumeno o bulgaro - i bulgari che in Vaticano evidentemente vanno sempre di moda - ma nemmeno si hanno notizie della sua sorte, né se sia stato incriminato o meno. Niente, sparito nel nulla o risucchiato dal mundus che qualcuno aveva aperto affinché potesse compiere questo sacrilegio.

Dopo gli episodi del 1° giugno 2023 (uomo nudo sull'altare), del 7 febbraio di quest'anno (uomo sull'altare che getta all'aria i candelabri e la tovaglia) e quest'ultimo del 10 ottobre, il più grave di tutti, il card. Gambetti arciprete della basilica e presidente della Fabbrica di San Pietro, avrebbe già dovuto offrire le sue dimissioni a papa Leone XIV, il quale dovrebbe inviarlo in missione permanente in Nuova Guinea. Invece pare essere stato tutto risolto, almeno per il momento, con un rito di purificazione ordinato dallo stesso pontefice.

Giorgio Di Salvo, nel video citato, fa notare alcune cose molto interessanti che sono sfuggite ai rari commentatori cattolici che hanno riportato la notizia della profanazione senza però analizzarla simbolicamente nei suoi significati esoterici. Perché non si può non denunciare, come ha fatto l'altro giorno Andrea Cionci, che il sacco gnostico di Roma procede indisturbato, per ultimo con il taglio dei cipressi al Mausoleo di Augusto.  Il cipresso è uno dei quattro tipi di albero, assieme al cedro, all'olivo e alla palma, che fornirono il legno con il quale fu realizzata la croce di Cristo. Per altro, c'è chi si sta occupando degli ulivi della Terra Santa e dei cedri del Libano.

Innanzitutto Di Salvo nota che il gesto è avvenuto proprio durante la celebrazione della Messa, in direzione dell'altare ove si stava officiando il rito, non in un momento qualsiasi. 
In secondo luogo, l'oltraggio è avvenuto non solo sull'altare di San Pietro ma sulla sua tomba, sopra il punto dove infatti riposano le sue ossa. Urinare sulla tomba di qualcuno è uno degli oltraggi più abominevoli che di solito si riservano al nemico che si ritiene di aver sconfitto.
In questo caso si è urinato sulla tomba dell'apostolo Pietro, colui al quale Gesù Cristo affidò il compito di fondare la sua Chiesa. Colpire al cuore il cattolicesimo, con atti sempre più esecrabili, pare essere divenuto terribilmente facile.

Di Salvo prosegue affermando che una volta questi soggetti non avrebbero potuto nemmeno avvicinarsi ai luoghi sacri perché ne sarebbero stati inceneriti all'istante. Un monito ai cattolici affinché comprendano il ruolo del katéchon, di colui che trattiene le manifestazioni del Male e protegge la sua Chiesa dai suoi attacchi e del pericolo che deriva dalla sua assenza o dal suo impedimento. 
Ora, in questi tempi proto-apocalittici, queste forze ctonie sembrano prendere sempre più piede e sempre più forza e osano spingersi fino a dove sarebbe stato impensabile poterlo fare.  
In questo senso anche il  quasi contemporaneo rogo del Monastero della Bernaga a Perego, frazione della Valletta Brianza (Lecco),  divampato intorno alle ore 20 di sabato 11 ottobre, ovvero proprio la sera prima dell'anniversario della morte di San Carlo Acutis, appena elevato agli onori degli altari da papa Leone XIV, rientra perfettamente nella "campagna d'autunno" del nemico, per giunta rafforzata dalle eggregore di Halloween generate da bambini innocenti indotti a mascherarsi da entità oscure, richiamandone gli influssi.
La Chiesa non può non sapere di che tipo di attacchi si tratti e che vengano compiuti ormai dalle massime gerarchie infernali.

Visto che l'ultima profanazione di San Pietro non è stata l'unica, tra le precedenti Di Salvo rievoca l'episodio del danneggiamento della Pietà di Michelangelo  ad opera di un cittadino australiano di origini ungheresi, László Tóth, il cui cognome - dice Di Salvo - ricorda il dio Toth, dio egizio della saggezza, della magia e della scienza. Da parte mia aggiungo che nel recente fluviale filmone dedicato all'architettura brutalista "The Brutalist", il protagonista di fantasia, ispirato a veri architetti ebrei ungheresi come Marcel Breuer ed Ernő Goldfinger, si chiama proprio László Tóth.
Il 21 maggio del 1972 il vero Toth colpì l'opera di Michelangelo con un martello da geologo mirando alla testa della Vergine, danneggiandola gravemente. L'opera fu poi restaurata e collocata dentro una teca di protezione e Toth finì i suoi giorni tra un istituto psichiatrico e l'altro. 
La programmazione predittiva cinematografica suggerisce inoltre da tempo possibili attacchi ai luoghi istituzionali e simbolici della Chiesa. Nel settimo episodio della serie "The New Pope" di Paolo Sorrentino, ancora la Pietà di Michelangelo viene danneggiata da un attentato dinamitardo e la sua cappella è il luogo simbolico ove viene adagiato il corpo del papa americano Danny Belardo dopo la sua seconda e definitiva morte seguita alla "resurrezione" miracolosa dal coma.

Anche il "Conclave" del film omonimo uscito l'anno scorso, e che abbiamo analizzato sia io che Andrea Cionci, si svolge tra esplosioni e attentati che coinvolgono persino la cappella Sistina.

Non si può infine non ricordare l'impatto simbolico dell'intronizzazione della Pachamama - per i cattolici un demone - in San Pietro compiuta da Francesco il 27 ottobre 2019 con la collocazione sull'altare della ciotola con la terra e le piante a lei dedicate. 
In uno dei suoi dolenti articoli Aldo Maria Valli nel 2020 ricordava il prof. Armin Schwibach, professore di filosofia all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il quale in un'intervista a LifeSiteNews aveva riferito che dal lockdown in poi Francesco non aveva più offerto il sacrificio della Santa Messa su questo altare, descrivendo inoltre "quella specie di vuoto percettibile al centro della basilica”.

Un altare abbandonato, per giunta da un "papa" che di lì a poco sarebbe stato privato del titolo di Vicario di Cristo - come ritorsione da parte dell'istituzione?  - a distanza di cinque anni viene fatto oggetto di profanazioni a ripetizione, e ridotto infine ad orinatoio. 
Oltre al "fumo di Satana" di Paolo VI si incomincia a vedere anche l'arrosto. Che suoni quella sveglia e risuoni in tutta Roma, una volta per tutte,



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Le sommeil des traditionalistes engendre des profanations

Traduction de Louis Lurton



Dans la torpeur générale d'un traditionalisme léthargique, il fallait un ésotériste pour sonner l'alarme et analyser le sens le plus obscur de ce qui s'est passé le 10 octobre dernier, lorsqu'un "inconnu" est monté sur l'autel de Saint-Pierre pour y uriner.

Je vous signale en effet une vidéo publiée sur la chaîne LIFE NEW du célèbre chercheur en ésotérisme et symbolisme Giorgio Di Salvo (https://www.youtube.com/watch?v=J-8LvDpY_Ow à partir de la minute 39:29) qui analyse très clairement toute la gravité de ce geste, le qualifiant de l'une des profanations les plus graves de toute l'histoire de l'Église et le qualifiant d'acte satanique délibéré et probablement orchestré par des factions internes. Un geste délibéré, une opération LIHOP (Let It Happen On Purpose), "laissé se produire exprès", étant donné que la sécurité à l'intérieur de la Basilique est intervenue de manière inexplicable avec plusieurs minutes de retard, alors que l'individu était bien visible, les parties intimes à l'air, en train d'accomplir un geste dont la simple possibilité aurait été, dans le passé, difficile à imaginer.

D'ailleurs, dix jours après les faits, on ne sait toujours rien de l'identité du profanateur, même si certains sites web ont parlé d'un roumain ou d'un bulgare - les bulgares étant apparemment toujours à la mode au Vatican - mais on n'a même pas de nouvelles de son sort, ni s'il a été inculpé ou non. Rien, disparu dans le néant ou aspiré par le mundus que quelqu'un avait ouvert pour qu'il puisse commettre ce sacrilège.

Après les incidents du 1er juin 2023 (homme nu sur l'autel), du 7 février de cette année (homme sur l'autel jetant les chandeliers et la nappe) et celui-ci du 10 octobre, le plus grave de tous, le cardinal Gambetti, archiprêtre de la basilique et président de la Fabrique de Saint-Pierre, aurait déjà dû présenter sa démission au pape Léon XIV, qui aurait dû l'envoyer en mission permanente en Nouvelle-Guinée. Au lieu de cela, tout semble avoir été résolu, du moins pour le moment, par un rituel de purification ordonné par le pape lui-même.

Giorgio Di Salvo, dans la vidéo citée, souligne certains points très intéressants qui ont échappé aux rares commentateurs catholiques qui ont rapporté la nouvelle de la profanation sans toutefois en analyser symboliquement les significations ésotériques. Car on ne peut manquer de dénoncer, comme l'a fait l'autre jour Andrea Cionci, que le sac gnostique de Rome ( https://www.youtube.com/watch?v=SP-3LGQnzfA ) se poursuit sans encombre, avec en dernier lieu la coupe des cyprès du mausolée d'Auguste. Le cyprès est l'un des quatre types d'arbres, avec le cèdre, l'olivier et le palmier, qui ont fourni le bois avec lequel la croix du Christ a été fabriquée. D'ailleurs, certains s'occupent des oliviers de Terre Sainte et des cèdres du Liban.

Tout d'abord, Di Salvo note que le geste a eu lieu précisément pendant la célébration de la Messe, en direction de l'autel où le rituel était célébré, et non à un moment quelconque.

Deuxièmement, l'outrage a eu lieu non seulement sur l'autel de Saint-Pierre, mais aussi sur sa tombe, au-dessus de l'endroit où reposent ses ossements. Uriner sur la tombe de quelqu'un est l'un des outrages les plus abominables que l'on réserve généralement à l'ennemi que l'on croit avoir vaincu.

Dans ce cas, on a uriné sur la tombe de l'apôtre Pierre, celui à qui Jésus-Christ a confié la tâche de fonder son Église. Frapper le catholicisme en plein cœur, avec des actes de plus en plus exécrables, semble être devenu terriblement facile.

Di Salvo poursuit en affirmant qu'autrefois, ces individus n'auraient même pas pu s'approcher des lieux sacrés, car ils auraient été incinérés sur-le-champ. Un avertissement aux catholiques afin qu'ils comprennent le rôle du katechon, celui qui retient les manifestations du Mal et protège son Église de ses attaques, ainsi que le danger qui découle de son absence ou de son empêchement.

Or, en ces temps proto-apocalyptiques, ces forces chthoniennes semblent prendre de plus en plus d'ampleur et de force, et osent s'aventurer là où il aurait été impensable de le faire auparavant.

En ce sens, l'incendie quasi contemporain du Monastère de la Bernaga à Perego, hameau de Valletta Brianza (Lecco), qui s'est déclaré vers 20 heures le samedi 11 octobre, c'est-à-dire la veille de l'anniversaire de la mort de Saint Carlo Acutis, récemment élevé aux honneurs des autels par le pape Léon XIV, s'inscrit parfaitement dans la "campagne d'automne" de l'ennemi, renforcée par les égrégores d'Halloween générées par des enfants innocents incités à se déguiser en entités obscures, en invoquant leurs influences.

L'Église ne peut ignorer de quel type d'attaques il s'agit et qu'elles sont désormais perpétrées par les plus hautes hiérarchies infernales.

Étant donné que la dernière profanation en date de Saint-Pierre n'était pas la seule, Di Salvo évoque parmi les précédentes l'épisode de la dégradation de la Pietà de Michel-Ange par un citoyen australien d'origine hongroise, László Tóth, dont le nom de famille, selon Di Salvo, rappelle le dieu Thot, dieu égyptien de la sagesse, de la magie et de la science. Pour ma part, j'ajoute que dans le récent film consacré à l'architecture brutaliste "The Brutalist", le protagoniste fictif, inspiré de véritables architectes juifs hongrois tels que Marcel Breuer et Ernő Goldfinger, s'appelle justement László Tóth.

Le 21 mai 1972, le vrai Toth a frappé l'œuvre de Michel-Ange avec un marteau de géologue, visant la tête de la Vierge, et l'a gravement endommagée. L'œuvre a ensuite été restaurée et placée dans une vitrine de protection, et Toth a fini ses jours dans divers établissements psychiatriques.

La programmation cinématographique prédictive suggère également depuis longtemps des attaques possibles contre les lieux institutionnels et symboliques de l'Église. Dans le septième épisode de la série "The New Pope" de Paolo Sorrentino, la Pietà de Michel-Ange est à nouveau endommagée par un attentat à la bombe et sa chapelle est le lieu symbolique où est déposé le corps du pape américain Danny Belardo après sa deuxième et définitive mort, suite à sa "résurrection" miraculeuse du coma.

Même le "Conclave" du film du même nom sorti l'année dernière, qu’Andrea Cionci et moi-même avons analysé, se déroule entre explosions et attentats qui touchent même la chapelle Sixtine.

Enfin, on ne peut manquer de rappeler l'impact symbolique de l'intronisation de la Pachamama - un démon pour les catholiques - à Saint-Pierre par François le 27 octobre 2019, avec la mise en place sur l'autel du bol contenant la terre et les plantes qui lui sont dédiées.

Dans l'un de ses articles douloureux, Aldo Maria Valli rappelait en 2020 le professeur Armin Schwibach, professeur de philosophie à l'Université pontificale Regina Apostolorum, qui, dans une interview accordée à LifeSiteNews, avait rapporté que depuis le confinement, François n'avait plus offert le sacrifice de la Sainte Messe sur cet autel, décrivant également « cette sorte de vide perceptible au centre de la basilique ».

Un autel abandonné, qui plus est par un "pape" qui allait bientôt être privé du titre de Vicaire du Christ – en représailles de la part de l'institution ? – fait cinq ans plus tard l'objet de profanations répétées et finit par être réduit à un urinoir.

Outre la "fumée de Satan" de Paul VI, on commence à voir aussi le rôti. Que cette alarme sonne et résonne dans tout Rome, une fois pour toutes.



venerdì 10 ottobre 2025

PREVOST O L'INTERAZIONE PAPALE DEBOLE


Dall'uscita sulla loggia delle benedizioni di Robert Francis Prevost alias Leone XIV in quel pomeriggio di maggio sono trascorsi cinque mesi che però paiono cinque lunghissimi anni. Si ha la sensazione di stare ancora osservando la webcam fissa sul comignolo della Sistina dal quale continua ad uscire, come in un sogno surrealista, una doppia fumata: bianca e nera allo stesso tempo. Bianca perché papa Schroedinger è papa legittimo ma nera perché allo stesso tempo è antipapa illegittimo. Finché non verranno rivelate l'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI in funzione del suo sacrificio escatologico e la conseguente invalidità dell'elezione di antipapa Bergoglio, il famoso "fumo di Satana" di cui parlava Paolo VI continuerà a contaminare le bianche volute della certezza del ritorno del munus petrino nella Santa Sede.  

Papa Leone, a parte le uscite a Castel Gandolfo, i bagnetti di folla con i bambini, gli agguati dei giornalisti che tentano di trascinarlo nei campi minati dell'attualità e il disbrigo delle ultime pratiche relative ad un Giubileo dominato dalla elefantiaca presenza dell'Amato Predecessore, non dà alcuna impressione di autonomia di movimento e di discernimento. 
E' appena uscita la sua prima enciclica "Dilexi te", ma hanno tenuto moltissimo a dire che in realtà era stata pensata da papa Francesco e scritta da mons. Paglia.  La firma di Leone è quindi una pura formalità, il timbro dell'ufficiale di stato civile sul certificato di esistenza in vita. Pum!
Leone è un papa in lockdown che ogni tanto esce sul balcone per pigliare un po' d'aria e salutare il dirimpettaio. La melanconia sul suo volto indica uno stato di impedimento e anche una mancanza di reattività che rischia di divenire abulia.

Siamo tutti formichine imprigionate in un nastro di Moebius all'interno di un'architettura di Escher. 
Se Leone è vero papa dotato di munus petrino egli rimane evidentemente ostaggio dell'ancora potente resistenza bergogliana che sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi contro gli avversari di Curia. 
D'altra parte, non escludendo del tutto la possibilità che Prevost sia il designato prosecutore dell'inganno bergogliano e che stia solo aspettando il momento giusto per  rivelarsi come antipapa eretico e malvagio -  ipotesi che mi pare per tutta una serie di motivi piuttosto improbabile, richiedendo un colpo di scena troppo clamoroso per il personaggio del buon papa americano - dobbiamo pensare che chi sta trattenendo Leone nel caso egli sia antipapa ma in questo caso onesto, buono e in buona fede, lo stia facendo perché deve limitarne le azioni canonicamente illegittime. Ovviamente per evitare gli errori commessi con il precedente antipapato. E allora perché non parlare, non affrontare la verità, non squarciare il velo di omertà, non sollevare Leone dal peso del dubbio?

Stremati da anni di battaglia per la verità ci domandiamo ogni giorno per quanto tempo ancora le loro Eminenze reverendissime pensino di poter andare avanti con questa reticenza colposa e peccaminosa. Il troncare e sopire ha sempre questo scopo: fiaccare la resistenza di chi chiede giustizia.  La verità sulla morte improvvisa di Papa Luciani si avvia a compiere i suoi primi cinquant'anni di chiusura nella cassaforte dei misteri vaticani, non dissimile per impenetrabilità da quella dei tanti misteri d'Italia. Cassaforte che custodisce anche quel famoso terzo segreto di Fatima che probabilmente contiene la divina combinazione per aprirla. 

Se il Vaticano è paralizzato, in cotanta miseria la patrizia chiesa cattolica nel mondo reale che fa?
Coltiva con la pazienza e la perizia della tecnica del bonsai l'incertezza, l'ambiguità, l'occultamento, la mancanza di trasparenza e aggiungerei l'indifferenza totale per le conseguenze spirituali e morali di uno stallo messicano che offende prima di tutto Dio perché deriva dal voler difendere le proprie miserie umane. Questi peccati stanno provocando una sofferenza che sta diventando intollerabile per i fedeli e per questo povero cristiano d'un Prevost, che si starà domandando quali peccati di gioventù da scontare gli abbiano richiesto una tale croce. 
Il clero resiste ad ogni tentativo di emersione della verità e senza scomporsi continua ad accettare che la sofferenza venga gettata dalle mura leonine come fuoco greco contro i propri stessi fedeli. Se la gerarchia si è rinchiusa nella cittadella vaticana trasformandola in una fortezza Bastiani, ad un certo punto, a causa dell'inazione colpevole del clero all'esterno, potrebbe presentarsi in armi l'Anticristo in persona a reclamarne il diritto di residenza.

La conseguenza del disinteresse della gerarchia nei confronti della magna quaestio alimenta lo stato di anarchia che prolifera dall'assenza ormai decennale di un legittimo papa regnante e che si manifesta nelle fughe in avanti dello spontaneismo profetico del Grande Prelato, ormai lasciato andare ad una triste deriva para-palmariana da ennesimo papa invalidamente eletto. 
Vi sono poi i sacerdoti che prima capiscono il problema e poi finiscono per invocare il vizio di consenso sulle loro stesse azioni e corpose pubblicazioni, rimangiandosi ogni iniziale coinvolgimento in una battaglia di verità che avrebbero dovuto combattere loro e non dei laici, per giunta da essi svillaneggiati, trattati da delinquenti,  da collusi con il demonio e giornalmente sottoposti a virtuale processo inquisitorio. Per la serie partimmo con le migliori intenzioni di aiutare la Chiesa e finimmo sul rogo dell'ingratitudine.

Caro padre, se dalla domanda "Leone è papa o antipapa?" dipende la salvezza della Chiesa intera e non dell'anima del singolo parrocchiano, con tutto il rispetto, che senso ha rifiutarsi ostinatamente di rispondere, in quella che in tribunale si configurerebbe perfino come ostruzione alla giustizia? 
Ribattere inoltre alla domanda con altre domande - "Lei è credente? E' cattolico? E' praticante?" -  pretendendo di saggiare la credibilità dell'interlocutore e la sua dignità a ricevere una risposta,  oltre ad essere tipico di un certo diffuso e deleterio relativismo laico, mi permetta, rischia di ricordare la prova di fede richiesta da quei regimi che, parodiando l'odiata religione, facevano dell'adesione all'ortodossia, per giunta atea, un requisito fondamentale di appartenenza. Non si tratta di essere "fedeli alla linea", ma di essere puri e semplici come i piccoli, come i bambini quando fanno domande fondamentali ma imbarazzanti agli adulti. Ripeto: "Leone è papa o antipapa? "

La verità per papa Benedetto, per papa Leone e per la Chiesa, baluardo della nostra nazione e della civiltà europea in pericolo mortale, merita ancora i nostri sforzi e la nostra dedizione. 
Bisogna infatti considerare una variabile che potrebbe far saltare non solo il caveau ma la Chiesa stessa. Le vicende sempre più fosche che infiammano nella guerra all'Umanità un mondo perso tra crudeltà inenarrabili perpetrate grazie all'uso sistematico di inganno e tradimento, obbligheranno i sonnolenti porporati a svegliarsi. Magari è solo un'esercitazione, ma le scorrerie di Gog e Magog e una certa chiamata generale alla mobilitazione a favore della sottomissione a poteri oscurissimi, come già detto stanno avvicinandosi pericolosamente alle mura leonine. La cittadella del cattolicesimo o riscoprirà la virilità dei cavalieri crociati e andrà alla pugna o perirà tra i pizzi, i merletti e le bandiere arcobaleno della sua ormai fluidissima, quasi eterea mancanza di identità. 


sabato 27 settembre 2025

APOCALISSE DI BENEDETTO XVI



In questi tempi tremendi che si sono convinti di essere quelli ultimi fatichiamo sempre di più a renderci conto della battaglia che è in atto tra le potenze di terra e quelle dell’aria.
La malattia oscura di cui soffriamo è l’incredulità di fronte al Male nel mondo, perfino a quello che ci viene fatto di persona quotidianamente. 
Ciò accade perché per decenni siamo stati addestrati a reagire con la negazione ed il rifiuto delle idee che ci sono intollerabili. Una delle quali ad esempio è la famosa “cristallina volontà di nuocere” di un potere che sempre più spesso, in ogni parte del mondo, risulta essere totalmente privo della legittimità di poter disporre delle nostre esistenze perché pretende di esercitare sugli umani il diritto assoluto di vita e di morte che spetta solo a Dio.
Per reazione all’indicibile stiamo vivendo in un mondo ridotto ad una virtuale fumeria d’oppio dove oltre ad autoprocurarci la dipendenza dallo stordimento anestetizzante dei social, ci vengono somministrati gli allucinogeni della propaganda dei media che servono a farci credere a scatola chiusa le cose più assurde ed illogiche purché provengano dalla narrativa del pensiero unico che mira a farci accettare il nostro destino ineluttabile.

Per contro, se una spiegazione propone la soluzione più semplice e logica di un problema ma è in grado di far crollare quel pur traballante sistema di credenze e fiducie costruite nel tempo e confortevoli e rassicuranti come l’orsacchiotto della nostra infanzia, le menti vanno in crash, per utilizzare una metafora informatica.
Purtroppo però ci si salva solo se si è in grado di riconoscere il pericolo, di modo che si possano predisporre le appropriate reazioni di difesa. Ecco perché per disintossicarci e uscire dall’imbambolamento da sortilegio che affliggeva re Theoden, è necessario ribaltare la prospettiva offertaci a scatola chiusa e farsi dosi potenti di logica e senso di realtà che ci rischiarino la vista e diradino la nebbia dai nostri ragionamenti.
Lo ribadisco. Le menti sono così inclini alla negazione di ciò che è intollerabile che si bloccano, rifiutano l’idea, diventano impermeabili alle spiegazioni perfino più semplici: i famosi “pupazzetti”, per intenderci, mentre l’unica salvezza è ancorarsi alla realtà.

Una di queste “cose intollerabili” verso la quale la mente rifiuta di collaborare sul piano cognitivo, sembra essere la vicenda di papa Benedetto che pure è di una semplicità imbarazzante, essendo, ad un primo livello di superficie, il tentativo di rovesciare il legittimo governante di uno stato, visto che egli non intende sottostare a determinati diktat ai quali tutto il mondo dovrà presto obbedire. 
In quel caso si richiedeva al Santo Padre di stravolgere completamente alcuni principi fondanti della Chiesa accettando il sacerdozio femminile, il riconoscimento delle unioni omosessuali, l’aborto, l’eugenetica e in generale gli antivalori del Mondo Nuovo orwelliano.
Come ebbi modo di scrivere nei mesi precedenti all’11 febbraio 2013, si percepiva chiaramente attorno a Benedetto XVI un clima di crescente ostilità che ci faceva pensare: “Stanno cercando di farlo dimettere?”

Ad un secondo livello più profondo, le “dimissioni” di papa Benedetto XVI hanno un netto significato escatologico che, udite udite, è più facilmente comprensibile, seppur con fatica, alle menti laiche e perfino atee rispetto a quelle confessionali. Anzi, più si è credenti e meno si comprende il senso apocalittico del gesto di Ratzinger: quel congegno ad orologeria che scattando al momento giusto avrebbe annullato i piani del Grande Usurpatore e del suo agente a Buenos Aires.
Qui il mondo cattolico si impalla totalmente in una preoccupante mancanza di fede nella Provvidenza che deve pur aver ispirato un Pontefice, e cade in un fedevacantismo che sicuramente ha delle caratteristiche preternaturali perché se no altrimenti risulta inspiegabile.

A questo punto entriamo a pieno titolo nel regno del mistero e perfino dell’occulto perché se i laici sono propensi ad attribuire al Papa la buona volontà di agire per il bene della Chiesa e della fede e quindi comprendono il suo gesto salvifico, i cattolici che si professano più tradizionalisti rifiutano totalmente questa idea. Anzi, accusano Ratzinger di aver fatto un pasticcio, di essersene lavato le mani del destino della Chiesa, di aver pensato a sé stesso, di essere fuggito di fronte alle responsabilità. Lo abbiamo notato e già detto un miliardo di volte ma ogni giorno l’esercito dei detrattori di Benedetto XVI acquisisce nuove truppe e purtroppo nuovi ufficiali. Confesso che non mi spiego questo atteggiamento neppure con le migliori intenzioni di comprenderlo e non posso che ipotizzare che sia l’idea di “sede impedita” ad essere incomprensibile.

A questo riguardo, prima di giungere alle conclusioni, vorrei raccontare come un episodio di vita da me vissuta mi abbia convinta ancor di più ad appoggiare il lavoro di inchiesta di Andrea Cionci fin da quando ne sentii parlare per la prima volta in una stanza di Twitter agli inizi del 2023. Adesione che mi è costata da allora la parziale rivolta degli iscritti al mio canale, l’ostracismo del mondo cattolico tradizionalista nonché la reductio ad Satanam da parte dei sacerdoti che all’inizio erano approdati alle nostre conclusion. Infine - permettete che mi tolga questo masso da diga foranea che ho nella scarpa - l’allontanamento di gran parte degli ospiti abituali del mio canale, in massima parte letteralmente creati dall’Orizzonte degli Eventi prima che diventassero delle vere star del tubo, che mi hanno in pratica tolto il saluto.
Orbene, queste difficoltà non smuovono di un millimetro la mia convinzione che l’unica spiegazione plausibile all’emeritato di Joseph Ratzinger sia da ascrivere alla sua sede impedita accolta come unica contromisura valida all’usurpazione del trono petrino da parte della massoneria ecclesiastica quale longa manus del globalismo antiumanista. Tesi che solo Cionci e chi con lui collabora sono disposti a portare avanti e difendere.

Altrimenti lorsignori fedevacantisti dovrebbero spiegarmi come avrebbe potuto il Vicario di Cristo, dotato di munus petrino, tradire in piena luce la Chiesa e consegnarla volontariamente al nemico con un atto di assoluta vigliaccheria. Un vero uomo di Chiesa come Ratzinger avrebbe scelto in coscienza di essere “l’ultimo Papa” della storia secondo San Malachia per favorire i precursori dell’Anticristo. Una cosa inaudita che farebbe impallidire il tradimento dell’Iscariota.
Sembra impossibile ma questo è ciò che pensano Viganò, i fedevacantisti cabrio e stationwagon e, sotto sotto, anche tanti sacerdoti perfettamente edotti sulla vicenda.

Venendo all’aneddoto che mi riguarda, nel 2015 fui convocata in Vaticano per firmare l’atto di donazione di un’opera d’arte che per volontà testamentaria di mio padre doveva essere destinata alle collezioni della Santa Sede. Notai subito da parte di chi mi aveva accolto e accompagnava un atteggiamento insolitamente sprezzante nei confronti di Papa Francesco. Non sono in grado di riportare le parole esatte essendo trascorsi dieci anni, ma il senso, anche anfibologico dei discorsi uditi non me lo sono mai dimenticato.
Per cominciare, l’assenza del Papa perfettamente giustificabile non essendo l’occasione così ufficiale - ma in sua vece era comunque presente il cardinale Harvey - fu motivata da qualcuno dei presenti con l’affermazione che “Lui non si interessa di queste cose artistiche”.
Dopo l’espletamento delle formalità, fui invitata a compiere un tour dei giardini vaticani, accompagnata da un funzionario il quale, durante il tragitto, con la massima tranquillità nonostante io fossi una perfetta estranea, mi raccontò del ripulisti che Francesco aveva fatto del personale che aveva servito precedentemente con grande dedizione e fedeltà sia Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, lamentando di essere stato egli stesso demansionato. Il funzionario mi mostrò la sede della Radio Vaticana, la magnificenza dei giardini curatissimi grazie a decine e decine di giardinieri e poi giungemmo di fronte a Mater Ecclesiae. “Qui sta rinchiuso prigioniero il nostro papa Benedetto”, disse. Solo una battuta da parte di un simpaticissimo signore romano o una bella fetta di verità affidata a chi avrebbe potuto portare la notizia fuori dalle mura leonine?
Quando infine giungemmo di fronte a Domus Santa Marta, ecco l’ennesima stoccata a Francesco: “Quello abita qui, invece, perché non vuole stare nel Palazzo Apostolico”.

Non essendo mai stata convinta dalle dimissioni di Benedetto XVI, più che scandalizzarmi questi dialoghi mi confermarono l’idea che quell’11 febbraio 2013 fosse successo qualcosa di davvero anomalo se il personale di un certo rango del Vaticano osava parlare in maniera assolutamente irrispettosa del supposto Papa regnante, quasi che egli fosse invece un antipapa, in pratica. L’ovvia conclusione fu che se queste cose venivano rivelate tranquillamente ad una perfetta estranea voleva dire che là dentro tutti sapevano tutto e da sempre.

Ecco quindi perché ritengo doveroso continuare a sostenere Andrea Cionci che continua a chiedere che venga finalmente rivelata la verità sul 2013, sull’antipapato di Bergoglio e sul conclave 2025 che dovrebbe in teoria aver ristabilito la legittimità della linea petrina.
Oltretutto, da quando c'è Leone XIV la sede impedita di Benedetto XVI fa ancora più paura, soprattutto a chi l'ha sostenuta fino all'altro giorno, e dal maggio scorso sto registrando fenomeni quasi fortiani riguardo a voltafaccia, attacchi organizzati nei confronti di Andrea Cionci e dei suoi collaboratori. 
Questa parte della vicenda tuttavia merita senz'altro di essere raccontata in un prossimo post.

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APOCALYPSE DE BENOÎT XVI

 

Barbara Tampieri, samedi 27 septembre 2025

 

 

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En ces temps terribles, que nous percevons comme les derniers, nous avons de plus en plus de mal à saisir la lutte qui fait rage entre les puissances de la terre et celles de l'air.

Nous souffrons d’une maladie obscure, l'incrédulité face au Mal qui règne dans le monde, même face à celui qui nous est infligé personnellement au quotidien.

Cela est dû au fait que, depuis des décennies, nous avons été entraînés à réagir par le déni et le rejet d'idées qui nous sont intolérables. L'une d'elles, par exemple, est la fameuse “volonté cristalline de nuire” d'un pouvoir qui, de plus en plus, partout dans le monde, apparaît totalement dépourvu de légitimité à disposer de nos existences, car il prétend exercer sur les humains le droit absolu de vie et de mort qui n'appartient qu'à Dieu.

En réaction à l'indicible, nous vivons dans un monde réduit à une véritable fumerie d'opium où, en plus de nous saturer de la stupeur engourdissante des réseaux sociaux, nous sommes saturés des hallucinogènes de la propagande médiatique qui nous font croire aveuglément les choses les plus absurdes et illogiques, pourvu qu'elles naissent du récit d'une pensée unique visant à nous faire accepter notre destin inéluctable.

À l'inverse, si une explication offre la solution la plus simple et la plus logique à un problème, mais qu'elle est capable de saper ce système fragile de croyances et de confiances construit au fil du temps, aussi confortable et rassurant que l'ours en peluche de notre enfance, notre esprit crashe, pour reprendre une métaphore informatique.

Malheureusement, nous ne pouvons être sauvés que si nous sommes capables de reconnaître le danger et de préparer les réponses de défense appropriées. C'est pourquoi, pour nous détoxifier et échapper à la stupeur envoûtante qui a affligé le roi Théoden, nous devons renverser la perspective aveugle et ingérer de puissantes doses de logique et un sens des réalités capables d'éclaircir notre vision et de dissiper le brouillard qui obscurcit notre raisonnement.

Je le répète : les esprits sont si enclins à nier l'intolérable qu'ils se figent, rejettent l'idée et deviennent imperméables aux explications les plus simples : les fameuses “marionnettes”, pour ainsi dire, alors que le seul salut réside dans l'ancrage à la réalité.

L'un de ces “choses intolérables” avec lesquels l'esprit refuse de coopérer sur le plan cognitif semble être le cas du pape Benoît XVI, d'une simplicité embarrassante, s'agissant, en apparence, d'une tentative de renverser le dirigeant légitime d'un État, puisqu'il refuse de se soumettre à certains diktats auxquels le monde entier devra bientôt obéir.

Dans ce cas, il était demandé au Saint-Père de bouleverser complètement certains principes fondateurs de l'Église en acceptant le sacerdoce féminin, la reconnaissance des unions homosexuelles, l'avortement, l'eugénisme et, plus généralement, les anti-valeurs orwelliennes du Meilleur des Mondes.

Comme je l'écrivais dans les mois précédant le 11 février 2013, un climat d'hostilité croissante était clairement perceptible autour de Benoît XVI, suscitant la question : “Sont-ils en train de le pousser à démissionner ?”

À un deuxième niveau, plus profond, la “démission” du pape Benoît XVI a une nette signification eschatologique qui, tenez-vous bien, est plus facilement compréhensible, quoique difficilement, par les esprits laïcs, voire athées, que par les esprits religieux. En effet, plus on est religieux, moins on saisit la signification apocalyptique du geste de Ratzinger : ce mécanisme d'horlogerie qui, s'il s'était déclenché au bon moment, aurait déjoué les plans du Grand Usurpateur et de son agent à Buenos Aires.

Ici, le monde catholique est complètement englué dans un manque de foi inquiétant en la Providence qui devait inspirer un Pontife, et sombre dans un fédévacantisme aux caractéristiques surnaturelles, car autrement inexplicable.

Nous entrons ici pleinement dans le domaine du mystère, voire de l'occulte, car si les laïcs sont enclins à attribuer au Pape la bonne volonté d'agir pour le bien de l'Église et de la foi, et comprennent donc son geste salvateur, les catholiques qui professent être plus traditionalistes rejettent catégoriquement cette idée. Ils accusent même Ratzinger d'avoir commis un gâchis, de s'être lavé les mains du sort de l'Église, d'avoir été égocentrique, d'avoir fui ses responsabilités. Nous l'avons constaté et répété un milliard de fois, mais chaque jour, l'armée des détracteurs de Benoît XVI s'enrichit de nouvelles troupes et, malheureusement, de nouveaux officiers. J'avoue que je ne parviens pas à expliquer cette attitude, même avec les meilleures intentions du monde, et je ne peux qu'émettre l'hypothèse que c'est l'idée du “siège empêché” qui est incompréhensible.

À cet égard, avant de tirer des conclusions, j'aimerais partager comment un épisode de ma vie m'a encore plus convaincue de soutenir le travail d'enquête d'Andrea Cionci dès que j'en ai entendu parler sur Twitter début 2023. Ce soutien m'a depuis valu une révolte partielle de la part des abonnés de ma chaîne, l'ostracisme du monde catholique traditionaliste et la reductio ad Satanam de la part des prêtres qui partageaient initialement nos conclusions. Enfin – permettez-moi de me débarrasser de ce poids – le renvoi de nombreux invités réguliers de ma chaîne, dont la plupart ont été littéralement créés par Orizzonte degli Eventi avant de devenir de véritables stars de la télévision, et qui ont pratiquement cessé de me parler.

Ces difficultés n'ébranlent en rien ma conviction que la seule explication plausible à l’éméritat de Joseph Ratzinger réside dans son siège empêché, considéré comme la seule contre-mesure valable à l'usurpation du trône pétrinien par la franc-maçonnerie ecclésiastique, le bras long du mondialisme antihumaniste. Thèse que seuls Cionci et ceux qui collaborent avec lui sont prêts à avancer et défendre.

Sinon, ces fidèles fédévacantistes devraient m'expliquer comment le Vicaire du Christ, doté du munus pétrinien, a pu trahir ouvertement l'Église et la livrer volontairement à l'ennemi dans un acte de lâcheté absolue. Un véritable homme d'Église comme Ratzinger aurait en toute connaissance de cause choisi d'être “le dernier Pape” de l'histoire, selon Saint Malachie, pour favoriser les précurseurs de l'Antéchrist. Un acte inouï à côté duquel la trahison de l'Iscariote paraîtrait bien pâle en comparaison.

Cela paraît impossible, mais c'est ce que pensent Viganò, les fédévacantistes des cabriolets et des breaks, et, au fond, même de nombreux prêtres parfaitement informés sur le sujet.

Pour en venir à l'anecdote qui me concerne, en 2015, j'ai été convoqué au Vatican pour signer l'acte de donation d'une œuvre d'art qui, selon le testament de mon père, devait être versée aux collections du Saint-Siège. J'ai immédiatement constaté un mépris inhabituel envers le pape François de la part de ceux qui m'ont accueilli et accompagné. Je ne me souviens plus des mots exacts, dix ans plus tard, mais je n'ai jamais oublié le sens, même amphibologique, des discours que j'ai entendus.

Pour commencer, l'absence du pape, parfaitement excusable étant donné que l'occasion n'était pas si officielle – mais le cardinal Harvey était présent à sa place – a été justifiée par certains présents par la déclaration suivante : « Il ne s'intéresse pas à ces choses artistiques.» Après avoir rempli les formalités, j'ai été invité à visiter les jardins du Vatican, accompagné d'un fonctionnaire qui, pendant le trajet, m'a calmement parlé, malgré ma parfaite incompréhension, du nettoyage effectué par François parmi le personnel qui avait auparavant servi Jean-Paul II et Benoît XVI avec un dévouement et une loyauté exceptionnels, déplorant sa propre rétrogradation. Le fonctionnaire m'a montré le siège de Radio Vatican, la munificence des jardins impeccablement entretenus grâce à des dizaines de jardiniers, puis nous sommes arrivés devant Mater Ecclesiae. « C’est ici qu’est reclus, prisonnier, notre pape Benoît », a-t-il dit. Simple plaisanterie d'un gentilhomme romain, ou une bonne part de vérité confiée à quelqu'un qui aurait pu porter la nouvelle au-delà des murs léonins ?

Quand nous sommes enfin arrivés face à la Domus Santa Marta, une nouvelle pique a été adressée à l’adresse de François : « Il vit ici, car il ne veut pas être au Palais Apostolique.»

N'ayant jamais été convaincu par la démission de Benoît XVI, ces conversations, loin de me scandaliser, m'ont confortée dans l'idée qu'il s'était produit quelque chose de véritablement anormal le 11 février 2013, si de hauts fonctionnaires du Vatican avaient osé parler de manière totalement irrespectueuse du prétendu pape régnant, presque comme s'il était un antipape. La conclusion évidente était que si ces choses avaient été révélées calmement à un parfait inconnu, cela signifiait que tout le monde là-bas savait tout, et l'avait toujours su.

C'est pourquoi j'estime qu'il est de mon devoir de continuer à soutenir Andrea Cionci, qui continue d'exiger que la vérité sur 2013, l'antipapauté de Bergoglio et le conclave de 2025, qui aurait théoriquement dû rétablir la légitimité de la lignée pétrinienne, soit enfin révélée.

De plus, depuis l'investiture de Léon XIV, le siège empêché de Benoît XVI est devenu encore plus effrayant, surtout pour ceux qui l’ont soutenu jusqu'à hier, et depuis mai dernier, j'assiste à des volte-face et à des attaques organisées contre Andrea Cionci et ses collaborateurs.

Cette partie de l'histoire mériterait cependant d'être relatée dans un prochain article.

 


Traduzione di Louis Lurton

sabato 20 settembre 2025

Un tagliando a domande secche per la politica




L'indeterminatezza e la fluidità applicata ai principi sacri alimentano il caos ideologico e l'anomia. 
Per cui sono d'accordo: sulle questioni cruciali dalle quali dipende la nostra salvezza bisogna tornare al codice binario 0-1, all'IN-OUT, alle domande secche a risposta SI/NO perché le crisi ricorrenti del turboliberismo a raggi ultraviolenti non concedono tempo per sottigliezze, bizantinismi e coloriture retoriche. 

Il nostro Turning Point, il punto di svolta, per omaggiare Charlie Kirk, è stato il 2020, anno in cui si è tentato concretamente di stabilire un unico modello di rapporto potere-cittadino basato sulla sottomissione, sul terrore e, si, sul tradimento di ogni valore patriottico e dove era letteralmente "vietato respirare".  Tentativo che ha minato la nostra capacità di fidarci di una classe politica pericolosamente incline all'aperta ostilità nei nostri confronti.
Ecco quindi, a scopo difensivo preventivo e per allenare la nostra reattività al sopruso "a fin di bene" ma a nostro danno, una modesta proposta per un test di verifica, un tagliando di manutenzione da effettuare periodicamente alla nostra percezione della politica.


Il mio politico/partito di riferimento:


Come vedete non è prevista la risposta "Non So  □ " perché non ce la possiamo più permettere. 
Se avete ottenuto una maggioranza di NO stampate il test e spammatelo a nastro ai vostri politici di riferimento.
Vedrete che sentiment!  

giovedì 4 settembre 2025

Il tridente di Lilith. Le origini gnostiche del progressismo tra marxismo, spiritismo e femminismo



Immagine IA generata con Grok

Che cos'hanno in comune tre movimenti apparentemente lontani come  il marxismo, il femminismo e lo spiritismo?
Alcune curiose coincidenze temporali, circoscritte al fatidico anno rivoluzionario 1848, ci forniscono preziosi indizi per ricondurre quei movimenti ad una possibile fonte di ispirazione comune, la versione inversiva e luciferina dello gnosticismo.

Il 1848 può essere definito il "Sessantotto" dell'Ottocento.

Il 23 febbraio a Londra uscì la prima edizione del "Manifesto del Partito Comunista" a firma di Karl Marx e Friedrich Engels. Il coming-out del comunismo, il manifesto politico del materialismo storico, nemico giurato di ogni fede religiosa e svenevolezza spirituale, nel suo celeberrimo incipit, alla stregua di un grimorio di maghi neri, evocava per ben quattro volte nello spettro citato un'entità.  Pochi autori hanno notato questa bizzarria che c'entra ben poco con un programma politico o addirittura economico per giunta materialista. Così infatti scriveva Marx:

«Uno spettro s'aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
[...]
Il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. E` ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso..[1]»

Un mese dopo, il 31 marzo, nello stato di New York, tre ragazzine, le sorelle Fox, diventano le protagoniste di uno dei primi casi mediatici della storia, con i giornali progressisti che pompano la storia fino all'inverosimile, coinvolgendo anche i primi movimenti femministi, vedremo perché. Il clamore deriva dal fatto che le ragazze sostengono di comunicare abitualmente con un'entità chiamata "Signor Piede Biforcuto". In seguito si scoprirà che era tutta una burla, un "gioco di bimbe", ma nel frattempo lo spiritismo era stato lanciato come fenomeno ideale per terrorizzare e agganciare allo stesso tempo le folle nella fascinazione; con la Chiesa che fin da subito condannò la pratica di giocare con l'evocazione di entità, perché potenzialmente demoniache.

Infine, nel luglio di quello stesso anno a Seneca Falls, presso New York, si tenne l'assemblea di circa trecento donne ove Elizabeth Cady Stanton, una delle prime femministe, strettamente coinvolta nello spiritismo, formulò una dichiarazione dei diritti delle donne all'eguaglianza, nella quale vi si affermava:
«...tale è stata la tolleranza paziente delle donne sotto questo governo, e tale è ora la necessità che le costringe a richiedere la condizione di eguaglianza alla quale esse hanno diritto. La storia dell'umanità è una storia di ripetute offese e usurpazioni degli uomini nei confronti delle donne, allo scopo di istituire su di esse una tirannia assoluta».[16]
In un articolo del 2023 pubblicato su "Il Timone", Manuela Antonacci cita la scrittrice cattolica Carrie Gress che, nel suo libro "The End of Woman", a proposito della Cady Stanton afferma:
«Vedeva lo spiritismo come una grande opportunità per le donne», spiega, perché «eliminava completamente gli uomini come mediatori tra il mondo materiale e quello spirituale. Le donne potevano facilmente invocare i morti. Non avevano più bisogno di un prete, ma solo di un gruppo di donne sedute intorno ad un tavolo».

Questi tre avvenimenti del 1848 sono uniti da un filo rosso che è l'evocazione, la comunicazione tra mondo materiale e mondo sottile. Il mundus patet, in pratica, l'apertura simbolica del passaggio tra dimensioni che, lungi dall'essere confinata ad un momento preciso del calendario e alle arti esperte dei sacerdoti e solo ad essi, come nella religione dell'antica Roma, diveniva gioco di società e programma politico, suggerendo che la vera Rivoluzione post-giacobina avrebbe avuto come protagonista assoluta la donna. Quel mundus di fatto non fu mai più richiuso e ai nostri giorni la breccia pare aprirsi ogni giorno di più.

Torniamo a Marx ed Engels. Essi vengono classificati come filosofi ed economisti, ma in queste due citazioni parlano chiaramente del ruolo che avrebbero avuto le donne nel futuro ribaltamento dell'ordine naturale, con al centro la distruzione della famiglia:

«...per quanto terribile e repellente appaia la dissoluzione della vecchia famiglia entro il sistema capitalistico, cionondimeno la grande industria crea il nuovo fondamento per una forma superiore della famiglia e del rapporto tra i due sessi, con la parte decisiva che essa assegna alle donne» (K. Marx, il Capitale)
«Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile. L'uomo prese nelle mani anche le redini della casa, la donna fu avvilita, asservita, resa schiava delle sue voglie e semplice strumento per produrre figli». (F. Engels, "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato", p. 84)
Nel suo libro «Schelling, filosofo in Cristo», Engels - che pure era il migliore dei due, non può fare a meno di osservare che:
"Doро la terribile Rivoluzione francese, uno spirito completamente nuovo, diabolico, è penetrato in gran parte dell'umanità, e la negazione di Dio solleva audacemente il capo in una maniera così spudorata e sottile che verrebbe da pensare che le profezie delle Scritture vengano realizzate oggi".


Più che della lotta di classe o dell'emancipazione dei lavoratori quindi, La Rivoluzione aveva forse bisogno nuovamente di Eva  per completare la distruzione dell'ideale edenico, seppur caduto dopo il peccato originale, in nome e per conto del Serpente? In effetti, lungi dal combattere il capitalismo - alla faccia dei proletari - il marxismo si è impegnato fin dall'inizio a forgiare uno strumento in grado di porre l'inimicizia tra uomo e donna, disarticolare la famiglia e minare la stessa sopravvivenza dell'Umanità, oppressa oggi da una crescente sterilità sia materiale che morale. 

Qual era però il fine ultimo di tale progetto? Una convincente spiegazione è che esso si iscriva nella ribellione gnostica contro Dio visto come demiurgo malvagio.

Nel controverso testo "Marx & Satan" del pastore evangelico di origine rumena Richard Wurmbrand, pur non riuscendo a dimostrare con certezza l'appartenenza del filosofo di Treviri al satanismo, l'autore tuttavia raccoglie una serie di citazioni da sue opere che ne rivelano aderenze quantomeno ideali allo gnosticismo  luciferino. In un suo celebre dramma giovanile, Marx infatti scrive:

"Se vi è qualcosa che possa distruggere, 
Vi piomberò dentro, 
anche se porterò il mondo 
Nella rovina. 
Il mondo che sorge fra me e l'abisso, 
Lo farò a pezzi, 
con le mie Durevoli maledizioni. 
Stringerò fra le mie braccia la sua dura realtà, 
Abbracciandomi, il mondo perirà in silenzio, 
E sprofonderà nell'estremo nulla. 
Perire, senza esistenza: questo sarebbe Realmente vivere."

Che non si trattasse solo di precoci fascinazioni per il Male da metallaro ante litteram, lo dimostra la successiva avversione totale e dogmatica per la religione e l'adesione dei regimi comunisti all'ateismo più estremo in nome proprio del marxismo. 

Per arrivare alla distruzione della società umana, alla quale il marxismo ha contribuito in maniera massiccia, bisognava ora agire, come ai tempi dell'Eden, sull'elemento femminile per sostituire l'esempio di  santità della Vergine Maria corredentrice con quello di dannazione della dea Lilith. 

In effetti, dagli studi sull'isteria - oggi di fatto istituzionalizzata e normalizzata -  alla psicoanalisi, fino al dogma della liberazione sessuale e il progressivo rifiuto della maternità fino alla ritualizzazione di fatto dell'aborto come atto sacrificale di potenza inversiva, tutto ha contributo a trasformare l'emancipazione della donna nel trionfo dell'irrazionalità e della contraddizione sulla logica, a creare quel chao che avrebbe condotto infine al novus ordo.  

Lo spiritismo, passatempo da salotto borghese presentato come innocuo e creduto tale ma in realtà affine alla negromanzia, era la pratica ideale per poter innescare nel mondo positivista razionale devoto alla scienza ed al progresso, quella inesorabile ed irreversibile liberazione delle forze ctonie provenienti dall'inconscio e dal mondo sottile che aveva trovato nella donna il medium d'elezione.  

Nel 1870 lo spiritismo contava già 10 milioni di seguaci, che diventarono oltre 15 milioni nel 1890.
In meno di dieci anni dalle esperienze "soprannaturali" delle sorelline Fox, il filosofo e pedagogista francese Allen Kardec pubblicò il primo di una serie di testi chiave dello spiritismo come "Il libro degli spiriti", canalizzatogli da uno spirito chiamato Zephyr, seguito da " Il Vangelo secondo gli spiriti" e altri titoli eloquenti. 
L'Illustration del 14 maggio 1853 scriveva: "Tutta l'Europa, cosa dico, l'Europa? Tutto il mondo ha oggi lo spirito disturbato da una esperienza che consiste in farsi muovere dei tavoli. Galileo fece meno rumore quando provò che era infatti la Terra che girava intorno al Sole".[7]

Il medesimo schema di attrazione-repulsione sull'opinione pubblica dello spiritismo avrebbe caratterizzato, esattamente cento anni dopo, nel 1948, anche la nascita della mitologia degli UFO.
Ufologia che non è altro che lo spiritismo con gli omini verdi al posto degli ectoplasmi e le astronavi al posto dei tavolini a tre gambe. Tanto che, nella sua versione parafisica, essa considera gli alieni nient'altro che mere entità demoniache. I contattisti, gli individui che sostengono di aver incontrato gli extraterrestri non sono altro che gli equivalenti dei medium. 
Non a caso la prima raffigurazione di un alieno si deve al satanista Aleister Crowley, che disegnò l'entità Lam da egli evocata.


Perfino l'apparentemente seria scienza missilistica ed astronautica rivela di sé origini legate all'occultismo più estremo, financo al satanismo, sia da parte americana che sovietica, ed è altresì noto il  coinvolgimento della massoneria nelle imprese della NASA della cosiddetta "corsa alla Luna".
D'altra parte, nel pensiero del massimo dirigente bolscevico Alexandr Bogdanov il filone ricchissimo dell'esoterismo comunista si salda con il cosmismo russo nella credenza che i morti popolino il pianeta Marte, dove sarebbe pienamente realizzata la società comunista. Questo mentre l'ateismo di stato pretendeva di estirpare dal popolo ogni fede religiosa.

Lo spirito, anzi lo spettro rivoluzionario giacobino gnostico, definito da Engels diabolico, aveva trovato infine il modo di combinare il luciferismo nascosto nella rivendicazione di libertà, uguaglianza e fraternità, con l'irrazionalismo nato dall'eliminazione di ogni freno inibitorio dell'inconscio femminile che avrebbe poi spinto l'uomo a sacrificare la propria virilità sull'altare del progresso. 
Tutte le rivoluzioni hanno fallito tranne quella femminista che prosegue indisturbata nel tentativo di distruggere, oltre alla donna stessa e all'uomo, il mondo, ovvero l'odiosa creazione di Dio.



Bibliografia: 

padre Francesco Bamonte, "I danni dello spiritismo"

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